martedì 17 agosto 2010

L'IMPORTANZA DELLA PARTECIPAZIONE POPOLARE


Il regime politico più diffuso nei Paesi occidentali è quello rappresentato dalla democrazia RAPPRESENTATIVA, essenzialmente liberale e borghese. Attraverso essa i rappresentanti sono autorizzati, tramite le elezioni, a trasformare la volontà del popolo in atti di governo.
Una delle conseguenze che da ciò derivano è che si è portati a considerare che democrazia e “rappresentanza” siano in un certo senso sinonimi. Purtroppo la storia recente dimostra che ciò non è affatto vero
La democrazia è la forma di governo che risponde al principio dell’identità fra governati e governanti, ovvero della volontà popolare e della legge.
Questa corrispondenza rimanda alla fondamentale uguaglianza dei cittadini, cioè al fatto che essi sono tutti ugualmente membri di una stessa unità politica. Sostenere che il popolo è sovrano, per vocazione e non per natura, significa affermare che dal popolo derivano sia la forza pubblica che le leggi. Pertanto i governanti non possono essere altro che agenti esecutivi e devono adeguarsi alle finalità determinate dalla volontà generale. Il ruolo dei rappresentanti dovrebbe essere ridotto al minimo dal momento che il loro mandato rappresentativo perde qualsiasi legittimità nel momento in cui conseguono fini o progetti non corrispondenti alla volontà generale.
Questa è la teoria….esattamente il contrario di ciò che accade oggi. Nelle democrazie liberali il primato viene dato alla rappresentatività o più precisamente alla “RAPPRESENTANZA-INCARNAZIONE”. Infatti il rappresentante è ben lungi dall’essere solo un “commesso” incaricato di esprimere la volontà degli elettori, incarna egli stesso questa volontà per il solo fatto di essere stato eletto. Ciò significa che egli trova nella sua elezione la giustificazione che gli consente di agire non più secondo la volontà di coloro che lo hanno eletto, ma bensì secondo la propria volontà, in altri termini, che egli si ritiene autorizzato dal voto a fare ciò che ritiene giusto fare.
Nel sistema rappresentativo, avendo l’elettore delegato con il voto la sua volontà politica a colui che lo rappresenta, il centro di gravità del potere risiede inevitabilmente nei rappresentanti e nei partiti che li raggruppano, e NON più nel popolo. La classe politica forma ben presto una oligarchia di professionisti e tecnici che difendono i propri interessi, il tutto in un clima generale di confusione e di irresponsabilità. A questa si aggiunga, poi, che oggi chi possiede un potere decisionale, lo detiene il più delle volte grazie a una nomina o a una cooptazione, piuttosto che in virtù di una elezione.
E’ evidente, però, che non ci si potrà mai sottrarre interamente alla rappresentanza poiché l’idea di maggioranza governante va a scontrarsi, nella società moderna, con difficoltà insormontabili.
La rappresentanza non esaurisce tuttavia il principio democratico. Essa può, in gran misura, essere corretta dall’attuazione della democrazia PARTECIPATIVA, Questo nuovo orientamento appare, oggi, ancor più indispensabile a causa dell’evoluzione generale della società. La crisi delle strutture istituzionali, la disaffezione crescente dell’elettorato per i grandi partiti di tipo classico, il rinnovamento della vita associativa, l’emerge di i movimenti politici o sociali (ecologisti, regionalisti, identitari ecc) la cui caratteristica comune è di difendere valori esistenziali e non più interessi negoziabili, lasciano intravedere la possibilità che si ricrei una cittadinanza attiva a partire dalla base.
Ma l’orizzonte politico subisce altre trasformazioni. Mentre le classi medie si trovano disorientate e si sentono spesso minacciate. Le classi popolari sono sempre più deluse dalle pratiche di una sinistra che, dopo aver praticamente rinnegato politicamente tutti i suoi principi, tende ad identificarsi sempre più con gli interessi dello strato sociale rappresentato dalla media borghesia. In altri termini, le classi medie non si sentono più rappresentate dai partiti della destra, mentre le classi popolari si sentono abbandonate e tradite dai partiti della sinistra.
Questi ed altri fattori rendono necessario un rimaneggiamento in profondità delle pratiche democratiche che può verificarsi solo in direzione di una vera democrazia PARTECIPATIVA.
Non è però a livello delle grandi istituzioni collettive (partiti, sindacati, ecc), attualmente entrate tutte più o meno in crisi e che quindi non possono più avere il loro ruolo tradizionale di integrazione e intermediazione sociale, che è possibile ricreare una simile cittadinanza attiva. Anche il controllo del potere non può più essere solo appannaggio dei partiti politici. Oggi la democrazia PARTECIPATIVA non può che essere una democrazia “di base”.
Questa democrazia di base non ha come scopo quello di generalizzare la discussione ad ogni livello, ma piuttosto di determinare, con il concorso del maggior numero di persone, nuove procedure di decisione.
Si tratta di permettere agli individui di cimentarsi come cittadini e non come membri della “sfera pubblica”, favorendo per quanto possibile il fiorire e il moltiplicarsi di nuovi spazi pubblici di iniziativa e di responsabilità.
La procedura referendaria (l’iniziativa popolare) quindi, non è che una delle tante forme di democrazia diretta.
Ma la democrazia PARTECIPATIVA non ha soltanto una portata politica, ha anche una portata sociale. Favorendo i rapporti di reciprocità, permettendo il ricrearsi di un legame sociale può aiutare a ricostruire solidarietà organiche oggi indebolite, a ricucire un tessuto sociale disgregato dall’individualismo e dal sistema della concorrenza e dell’interesse.
Nella sua qualità di produttrice di socialità elementare, la democrazia PARTECIPATIVA procede allora con la rinascita delle comunità attive, la ricostruzione della solidarietà di vicinato, di quartiere, di paese.
“Partecipare” vuol dire prendere parte di un insieme o di un tutto ed assumere il ruolo attivo che deriva da questa appartenenza.
Per tutto questo è necessario evidenziare l’importanza che assume l’approvazione del Regolamento per l’esercizio dell’iniziativa popolare avvenuta in Consiglio Comunale a Rottofreno, a seguito di una nostra petizione, qualche giorno fa.
Nonostante i quasi venti anni di ritardo, anche nel nostro Comune un primo “micro-passo” verso la democrazia PARTECIPATIVA.

Stefano Romanini
Presidente Comitato Cittadino
“Rottofreno in Movimento”

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